Tante ne ho viste nella mia vita e nella mia carriera da giornalista, e tante mi auguro di vederne ancora, non fosse altro che per raccontare i fatti che mi accadono, con il fervido augurio e con la vivida speranza che i miei racconti siano sempre di vostro gradimento, perché, questo l’ho imparato a mie spese, anche l’esperienza più negativa ci insegna qualcosa. A tal proposito mi viene in mente un’esperienza vissuta circa un anno fa, che mi ricorda molto la storia del “Poliziotto buono e di quello cattivo”, che molti di voi conosceranno. Lungi da me entrare nei dettagli della storia, anche perché i “Poliziotti buoni e quelli cattivi” sanno nascondersi molto bene sottraendosi, spesso, alle proprie responsabilità, facendosi, vigliaccamente e sommessamente, passare per vittime. Detto questo, mi limiterò a spiegarvi questa tecnica, ma non prima di avervi ricordato una massima tanto logora, quanto vera e attuale: “Non è tutto oro quello che luccica.”
Quella del “Poliziotto buono e del poliziotto cattivo” nasce come una tecnica, piuttosto grossolana ed antiquata, nata negli ambienti militari britannici, e usata dai tutori dell’ordine di sua Maestà, in passato, per far confessare il presunto colpevole. La tecnica, come già detto dozzinale e piuttosto abbietta, consiste in una serie di due interrogatori, con gli operanti che si comportano in maniera diametralmente opposta. Il primo, infatti, si mostra vessatorio, aggressivo, sprezzante, mentre il secondo, comprensivo, gentile, e, in un certo senso, mostra di provare biasimo per il comportamento del suo collega, con la speranza che questo atteggiamento “Morbido e soave”, possa indurre nel soggetto posto sotto interrogatorio una sorta di riconoscenza, la quale possa portare il tipo a confessare il suo presunto crimine. In realtà la tecnica funziona perlopiù con tipi molto giovani, sprovveduti, o particolarmente intimoriti per i più svariati motivi, non certo con una persona adulta, matura e con tanti anni di esperienza professionale alle spalle. Sì, avete capito bene. Esperienza professionale alle spalle, perché questa subdola tecnica, purtroppo, viene sempre più usata negli ambienti di lavoro e ricreativi, con l’intento, a volte nemmeno troppo celato, di mobbizzare il malcapitato. Prestate molto attenzione quindi a quello che fate e con chi vi rapportate. Le apparenze ingannano e nemmeno poco…