Rileggendolo mi è parso dilavato e ho ricominciato a rifarlo di sana pianta e vorrei riuscire più semplice, breve ed efficace chiosò Verga… Lo scrittore grandeggia. Dedicato a coloro che hanno sempre saputo che la speranzaè utile per qualcosa senza riuscire a capire o dire esattamente per che cosa. Il corona ci ha insegnato una cosa: in un mondo che vuole innalzare muri, la natura ci ha dimostrato che i confini non esistono.Il muro è retaggio lontano, rimosso nel ritmo frenetico del sorgere di nuovi edifici, sopra macerie e ricordi di una storia difficile e ingombrante. La gente solitamente si rifugia nel futuro: traccia unalinea immaginaria sulla traiettoria del tempo, al di là della quale i pensieri e le sofferenze di oggi cessino di esistere. C’è un muro di stupore e incredulità davanti, mattoni su mattoni. Cosa scegliere allora? Leggerezza o gravità? Sentirsi aderenti alla terra, vitali, reali o spiccare il volo verso l’alto? “Ma noi a cui il mondo è patria, sì come a pesci il mare, quantunque abbiamo bevuto l’acqua d’Arno avanti che avessimo denti e che amiamo tanto Fiorenza, che per averla amata, patiamo ingiusto esilio, nondimeno le spalle del nostro giudizio più alla ragione che al senso appoggiamo” chiosò il sommo poeta nel De Vulgari Eloquentia. Il corona è come il destino. Incomprensibile. Come Moby Dick che Melville descrive minuziosamente nelle sue singole parti, le pinne, le fauci, la cosa, ma che resta indescrivibile nel suo insieme. Nel libro il Coraggio di Sperare, la nostra esistenza si muove in direzione della nostra speranza. Dimmi come speri e ti dirò come agisci, in che direzioni vai… La vita ad un metro di distanza sembra vicina, invece è lontanissima. La distanza di sicurezza è come il braccio teso quando ero giovanissimo per segnare dal finestrino del mio treno la giusta proporzione della distanza tra un treno e l’altro. La vita all’ultimo metro è darsi un saluto a distanza, quasi in contumacia. Anche da Intesa non c’è nessuno. Il passaggioper il bancomat è aperto.Si ode una musica lenta in filodiffusione. Il silenzio regna sovrano. Ognuno è sentinella di sé. Un gruppo di cornacchie più che di falchi starnazzanti attraversano velocemente il cielo blu macchiato da nuvole rosa. Qualcuno corre per strada e si sa che lo sport accelera i respiri nell’aria che odora di pioggia. La scuola non c’è. Non scende la nave dei sogni, ma un pericolo tremendo scivola dentro il buio della nostra mente. E il professor Uribe sotto la statua di Nasone? Confabuliamo qualche minuto al solito metro, mescolando chiacchiere e respiri di vita e di sport. Incombe la primavera. I peschi sono in fiore con largo anticipo su dei viali bellissimi. La sterminata produzione di corona originata in Cina si presenta come un miscuglio invisibile di materialequasi magmatico, frastagliato e in continua espansione. Difficile insomma da maneggiare e dominare. Tant’è: appare spesso però molto più semplice la speranza nel riscatto e facendosi trovare pronti quando gli spazi si riapriranno. Perché si riapriranno presto…
TIKRIT65