Stiamo vivendo uno dei momenti più drammatici e difficili di tutta la storia repubblicana. Ci sono persone anziane che hanno vissuto la guerra, le quali dicono di non avere mai visto una situazione del genere. L’emergenza Coronavirus si fa ogni giorno più pesante e nessuno può sapere come la stessa evolverà, anche se tutti speriamo che presto si rientri alla normalità. Il Paese è in ginocchio, le attività commerciali, già piegate dalla crisi , che da oggi, dopo il nuovo Decreto Conte,saranno chiuse, leggasi bar, ristoranti, centri estetici, strutture ricettive e tante altre, chiedono aiuto per potere continuare a sopravvivere. Quello che mi interessa, però, è cercare di analizzare come in questa situazione la comunicazione e l’informazione siano gestiti, tra sensazionalismi, fake news e numeri che delle volte non sono ben chiari. Lungi da me snocciolare le fredde cifre che come un bollettino di guerra ogni giorno vengono tirate fuori, mi piacerebbe parlare, invece, della mia esperienza relativa all’apparato comunicativo che gravita intorno a questa emergenza, perché una buona informazione può essere fatta solo grazie ad una buona, collaborativa e fattiva comunicazione.
La nostra testata è iscritta, tra le tante, alla mail list della Asl di Pescara, che ci ha fatto gentilmente sapere, dopo avere contattato la Dirigente, che le attività relativa alle conferenza stampa e ai comunicati che solitamente erano molto prolifiche, siano state sospese in seguito all’emergenza, e che la situazione attuale, per quel che concerne la comunicazione con gli organi di stampa, sia gestita da un collega, del quale preferisco non fare il nome. Una volta fornitomi il suo numero di telefono, cerco subito di mettermi in contatto con lo stesso, il quale devo dire, ma a questo ci sono abituato, non mi dà l’impressione di volere essere molto collaborativo con il sottoscritto. Dopo un breve colloquio durata pochissimi minuti, per certi versi un po’ concitato sebbene non ce ne fosse assolutamente il motivo, visto i miei toni pacati e cortese, il collega, il quale tiene a sottolineare di sua spontanea volontà di essere giornalista professionista da 20 anni, ma chi glielo aveva chiesto e cosa mi interessa? Aperta e chiusa parantesi, mi dice che proprio da quel momento è possibile avere solo dei comunicati nei quali sono riportatati dei numeri sull’evoluzione del contagio e che mi avrebbe inserito nella mailing list di pertinenza. Sebbene glielo abbia ricordato più volte, allo stato attuale non risulto iscritto presso nessuna mailing list di relativa all’emergenza. Cosa dire, se non rimanere perplessi per la comunicazione ai tempi del Coronavirus?