Da qualche giorno uno spettro si aggira nelle acque, tra i monti, nelle pianure, dovunque. Coalizzati in una sacra caccia da allora non facciamo che rincorrerlo, braccarlo, per sottometterlo alle nostre interpretazioni e questa rincorsa maniacale e inconsapevole, che è anzitutto una caccia a noi stessi per il momento ci condanna. Coraggio ne abbiamo da vendere, ma è pur sempre quel tipo di coraggio che per quanto saldonon regge all’urto col terrore più terrifico. E’ chiamato così per le punte a forma di corona. Circa la stazza mostruosamente grassa quasi niente ci è pervenuto di preciso. Immenso come un’ombra il moto del quale può agitare l’oceano sino a farlo ribollire. A questo mondo per curare una grande lesione interna come egli è, il rimedio sovrano è rimanere a casa. Meglio non fidarsi del giorno e della notte buie e lugubri, qualisono,gelide e minacciose. Nel giudicar del vento turbinoso nominato “corona”. Freddo come l’Islanda, senza neppure l’ombra di un fuoco. Sembrava di una quiete quasi soprannaturale, ma le repliche si moltiplicavano ad libitum nei giorni più lunghi dell’anno del nostro emisfero. Ma per quanto ci dai dentro con impegno di pialla, una tavola di pino non diventerà mai una trapunta. Avete presente una resta di cipolle? Uguale. Freddi come molluschi. Siamo tutti un bel po’ tocchi nel cervello e tutti abbiamo bisogno altresì di rattoppi. Tanto vale però prendere due piccioni con una fava una volta per tutte. Triste compito prima di sperare in una resurrezione, ma ce la faremo tutti insieme.Per non dire che la mancanza di“libertà” per qualche giorno fiacca il corpo e quindi lo spirito, e tutti i pensieri saranno giocoforza smunti. Per una volta però la paura avrà la meglio sulla malacreanza. A primavera che incombe la cittadina è bella a vedersi, piena di peschi stupendi e lunghi viali di verde e di oro. Il tempo è passato dal freddo terso al sole che giganteggia sovrano nel cielo blu come l’occhio di una bambina. Regna un silenzio ovattato, rotto solo a momenti dal transito di macchine che schizzano via. E’ bello ritrovarci inespugnabili nella nostra piccola Quebec. A quel punto eccoci qui uniche calde faville nel cuore di un cristallo artico. E ci voltiamo ad osservare la meschinità del corona che non dà adito a tracce.Così galleggiando ai margini della scena il dramma va avanti. Ma andrà tutto bene in questo mondo piccolo, ma esimio e discreto.
TIKRIT65