Quel sogno di una notte di inizio estate…
Nostalgia canaglia era una vecchia canzone che la coppia d’oro della canzone italiana, Al Bano e Romina, in una delle loro tante fortunate esibizioni sul palco di Sanremo, negli indimenticabili anni ’80, presenterano alla kermesse canora più famosa d’Italia.
Un attacco di nostalgia, forse è proprio quello che deve essermi preso qualche sera fa, quando, preso dalla stanchezza e da un po’ di vecchi ricordi, un sogno molto illuminante mi ha folgorato al mio risveglio, dopo che ero caduto per diverse ore tra le braccia di Morfeo.
Allora, con i freni inibitori allentati da un buon vino e con l’ottima compagnia gastronomica a base di pesce, mi sono ritrovato in un tavolo, dove i miei commensali erano due vecchie mie conoscenze. Due vecchi miei compagni… Ero nel sogno in compagnia niente popodimenoche con il Patron de Il Delfino Flacco Porto, Quinto Paluzzi, per gli amici e non solo, “Quintino”, e con il suo pupillo, nonchè allenatore da oramai anni, dell’omonima squadra. Ne è nata una interessante chiacchierata a tre.
Io: “Patron Paluzzi, sapessi quanto ho desiderato in questi tre anni questo momento. Sembrava non dovesse arrivare mai. Ma tu sei una persona di gran cuore e sapevo che mi avresti accontentato…”
Paluzzi: “Sì, per me quando una persona entra nel mio cuore lo è per sempre. Poi sai che noi abbiamo sempre avuto grande stima nei tuoi confronti e che ci ricordiamo molto bene del tuo breve, ma intenso trascorso con noi, quando abbiamo avuto l’onore di affidarti la nostra area comunicazione…”
Io: “Certo Presidente, io ne sono stato molto onorato… Ma sei sicuro che quello fosse davvero il mio ruolo?”
Paluzzi: “Penso di sì… Almeno così mi era stato detto…”
Io: “Da chi?”
Paluzzi: “Ma da chi ha carta bianca per quello che riguarda le questione sportive. Io sono solo lo sponsor…”
Fino a quel momento Bonati era rimasto apparentement distratto, ma con il suo sguardo da uomo navigato e da furbo di tre cotte, aveva ascoltato tutto ed elaborato il suo pensiero come il PC più sofisticato che esiste sulla faccia della terra…
Io: “Guglielmo, mio vecchio compagno, tu cosa ne pensi?”
Bonati: “ Ma è il patron che prende le decisioni… L’ultima parola è la sua…”
Io: “Capisco… Sai cosa dicevano gli antichi romani? Dividi et impera…”Bonati nasconde dietro la sua mano un sorriso che è la sintesi tra chi vuole dileggiarti e chi si sente in imbarazzo
Io: “Guglielmo, ma voi vi siete sempre detti dispiaciuti del mio abbandono presso la vostra famiglia. Ma avete fatto veramente di tutto per farmi rimanere?”
Bonati: “Assolutamente sì.” Frase palesamente di circostanza
Io: “A voi serviva un professionista serio, oppure cosa?…”
Bonati: “ Un professionista serio. Infatti il ragazzo che abbia adesso lavora anche per Rete 8 e per altre testate…”
Io: “ Sì ho notato… Come ho anche notato che non è iscritto presso l’albo professionale… Ma questo non è il posto dove tutti devono fare tutto? Pensi ch io e lui siamo stati trattati allo stesso modo? Non pensi che nei miei confronti siano stati usati dei comportamenti quantomeno ambigui e discutibili?”
Bonati: “Assolutamente no. Noi siamo una grande famiglia, aperti al dialogo, molto democratici, ispirati dai più profondi e sani valori della Cristianità. Tutte le domeniche andiamo a Messa…”
Io: “Eppure ho percepito e vissuto situazioni ben diverse… E non sono stato l’unico… Sono uno psicopatico forse, oppure magari c’è qualche cosa che non volete si sappia?”
Scende il gelo sulla conversazione. Paluzzi sembra essere in vistoso imbarazzo. Allora fa un cenno al suo compagno per cercare di rendere la conversazione cordiale e con toni che non deraglino su certi argomenti
Bonati: “Non lo so tu di che cosa stia parlando… Noi siamo una società modello… Lo dicono tutti…”
Io: “Tutti chi? La stampa locale che forse è un po’ ammorbidita?”
Scende di nuovo il gelo. Forse ho toccato qualche nervo scoperto. Allora Paluzzi mi invita a bere un altro bicchiere di vino. Bonati piccato me lo strappa dalle mani… La conversazione comincia ad essere un po’ accesa…
Bonati: “Sei tu che ti devi adattarti a certi ambienti! Non sono certi ambienti che si devono adattare a te!”
Io: “ Scusami, ma questo tono non mi sembra fare fede con quelli che sono i princìpi tanto da voi decantati…”
Paluzzi: “Sai è un po’ nervoso… Lui manda avanti tutto. Senza di lui questa società non potrebbe andare avanti. Possiamo fare a meno di tutti, ma non di lui…”
Io: “Allora il padre padrone della società è lui? Quello che si deve prendere tutti gli onori e tutti gli oneri?”
L’atmosfera si fa ancora algida e il silenzio impera a tavola…
Ma a quel punto finisce anche il sogno…
Tornerò a sognare il seguito? Chi vivrà vedrà…