Vi proponiamo questa intervista in esclusiva al Professore Gennaro Testa, fatta da Cesidio Colantonio. Un grande, anzi, grandissimo personaggio Il Professore Testa, già sociologo della Juventus, nonché docente universitario al Fossombroni Grosseto. Buona lettura!
Le cronache parlano di una mattina di sole senza nebbia, quasi un saluto di luce all’ultima decisione mancante. Le idee del calcio moderno si mettono improvvisamente in moto quando accade qualcosa di straordinario. Il calcio è diventato un gioco complesso, privo di sorprese, ma un piccolo spazio seppure parzialmente in ombra ancora esiste. Così la mattinata si presenta piena di idee che si rimettono impetuosamente in movimento dopo anni di sonno dogmatico. Il professore sembrava un dio alieno. Naturalmente non c’è partita. Non ci sarà per moltissimo tempo fino alla fine. Saper ascoltare è meglio che parlare. Si è capita l’idea di fondo. Serve un equilibrio. L’equilibrio non viene dallo schema ma dagli uomini che si hanno a disposizione. L’equilibrio è il sacrificio di adattare lo schema agli uomini e viceversa. Se non c’è equilibrio non c’è calcio vero, ma essere equilibrati non basta a vincere. E’ solo un inizio necessario. Poi tocca al professore Gennaro Testa.Ha un’esperienza trentennale nel mondo del calcio e dello sport. E’ stato un arbitro di Serie A, Docente di Sociologia e Antropologia dello Sport all’Università di Firenze, Collaboratore Scientifico, Docente Sociologo del Settore Tecnico di Coverciano,Preparatore Atletico Professionista e Specializzato CONI per il Calcio, Responsabile Nazionale FIGC delle Attività di Base. Ha ricoperto prestigiosi incarichi nazionali e internazionali. Da anni collabora con la Juventus per il progetto formativo delle Scuole Calcio. Il dialogo diventa la prima cosa che lo differenzia dagli altri. Il Prof è ancora un personaggio lontano, lo chiamo così in segno di referenza. E’ semplicemente avanti a tutti. Ha personalità’, abitudine a dare il massimo, a mettersi in gioco, a vincere. Crede nel calcio e in quella superiorità dell’intelligenza sul gioco muscolare. Il calcio diventa così un modo per dirsi la verità, non qualcosa di ovvio. Qualcosa che se ci si crede a volte unisce e risolve. Il calcio è una cosa importante che va gestita in maniera semplice, ma non banale. Come non lo fosse. Il calcio è l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo. E’ rito nel fondo, anche se è evasione, libertà. Mentre altre sono in declino, il calcio è l’unica rimastaci. Qui ho imparato il senso della solidarietà. La stessa è un sentimento che sana le fratture, una colla a lunga durata, nel lavoro di squadra è importante. A volte le parole non servono, basta guardarsi negli occhi per capirsi. Sono sufficienti un gesto, una stretta di mano. Il calcio è anche questo. Il calcio è business e gli interessi che ci ruotano intorno sono inimmaginabili. Sarò ingenuo, ma anche adesso che parlo con il Prof. credo ancora in un calcio delle sfide, delle vittorie, delle sconfitte, dove il business sono la fantasia e passione. Il rischio è di farle morire. Tutti abbiamo un ruolo importante, tecnici, scout, genitori; tocca a loro assecondare i ragazzi, dandogli la possibilità di liberare il proprio istinto. I ragazzi vanno motivati, coinvolti, spesso come tanti genitori non pensano. La carenza del pensare fa perdere loro delle qualità primarie per diventare buoni calciatori in questo nostro bellissimo mondo così ammaliante e dispersivo. Il calcio è fatto di persone, il nostro compito è fare cultura e trasmetterla. E’ una sfida difficile perché ci sono troppi interessi in gioco e troppi attori in campo. Ma io credo come il Prof in un calcio dal volto umano, fatto di piccole grandi cose, di sogni, di passione e fantasie.
Ai microfoni di PESCARA INFORMA, IN ESCLUSIVA, il Prof. Gennaro Testa:
1) Cosa rappresenta lo sport e il calcio per lei?
Lo sport è … polisemia … una parola che esprime più significati, dal greco polysemos, “dai molti significati” (da polys, “molteplice”, e sema, “segno”). Il movimento, il gioco, lo sport sono agenzie di socializzazione. Lo sport ed il calcio, in particolare nell’area giovanile, hanno una funzione educativa, una funzione psicosociale, una funzione culturale, una funzione ludica, una funzione sanitaria.
2) Esiste la parola finalitànello sport?
Funzione educativa: equilibrare la formazione e lo sviluppo umano a qualsiasi età, avvicinando alla pratica sportiva e ai valori dello sport.Funzione psicosociale: promuovere una società più solidale, contro l’intolleranza, il razzismo, la violenza, contribuendo alla inclusione sociale delle pari dignità e delle pari opportunità. Funzione culturale:informare le agenzie formative (famiglie, scuole, reatà sportive) del territorio, aggiornamento costante con attività propositive. Funzione ludica: riscoprire il gusto del gioco, componente essenziale dello sport, del tempo libero e della formazione individuale e collettiva. Funzione sanitaria: migliorare la salute e lottare in modo efficace il disagio, per preservare e modulare la qualità della vita
3) Quale è la parte più affascinante dello sport?
Se lo sport potesse parlare direbbe tutti mi conoscono per quello che si vede (la corsa, il tiro, la parata, il salto, il gol, lo scatto, il passaggio, ecc.) ma la mia parte invisibile è certamente la più affascinante (il coraggio, la determinazione, il rispetto, il gestire le emozioni, il calcolare il rischio, il ragionare, il riflettere, l’onestà, la fiducia, la volontà, la fantasia, l’impegno, ecc)
4) Si può vedere lo sport in modo diverso con tutte le implicazioni sociali?
È indispensabile passare nello sport dalla sola cultura della selezione alla cultura dell’inclusione sociale con il diritto di essere protagonista senza l’obbligo di essere campione. Il gioco del calcio avrà un futuro se si riuscirà passare dalle reti di recinzione alle reti di relazioni.
5) Quanto è importante lo sport?
Lo sport è per tutti e di tutti,oggi lo sport è senza barriere e non ha confini di geografia, di lingua, di religione, di sesso. Lo sport ha un linguaggio universale di regole e di valori, anche lo sport per disabili non è mondo a parte, ma una parte del mondo sportivo.
6) Cosa significa la parola vincere? E come bisogna farlo?
Vincere con stile, rispetto, educazione è vincere due volte. Soprattutto nei settori giovanili è impossibile pensare un’attività sportiva che prescinda dal gioco. Bisognerebbe anzi parlare sempre di “gioco sportivo” durante il quale i bambini si impegnano divertendosi, vengono stimolati in proporzione alla loro età orientando l’agonismo attraverso le regole.
7) Le esperienze maturate da chi pratica una qualsivoglia disciplina come il calcio sono trasferibili nella vita di tutti i giorni? Quali sono?
Esiste nello sport una parola magica ed è trasferibilità. La capacità cioè di trasferire nella vita quotidiana quanto di positivo acquista chi fa della pratica sportiva un motivo di crescita personale e sociale. provate a scaricare una nuova app, si chiama rispetto e funziona senza wifi, si accende semplicemente collegando cuore e cervello.
8) A cosa bisogna educare i giovani?
Educare con lo sport non è solo il rispetto delle regole e del fair play.Educare dal punto di vista semantico, significato delle parole, viene dal latino ex-ducere = tirare fuori ciò che si è. Educazione è dare sempre il massimo ed il meglio di sé, il gioco e il coraggio di mettersi in gioco dentro e fuori dal campo.
9) Cosa significa essere uno Scout moderno?
L’idea dell’osservatore calcistico con pipa alla bocca e coppola sulla testa sempre in giro sui campetti di periferia in cerca di nuovi talenti da segnalare, è tanto affascinante quanto superata.Uno scout moderno dovrebbe essere in grado di riconoscere le qualità non solo fisiche e tecniche di un atleta, ma anche e le sue capacità relazionali e cognitive nella lettura ed anticipazione dello sviluppo del gioco. Riconoscere il talento e saperlo individuare attraverso competenze acquisite in aula e sul campo.
CESIDIO COLANTONIO