Quando i ragazzini calciano una palla è come se volessero spedire il globo nella direzione che piace a loro. In fin dei conti il gioco del calcio è soprattutto fantasia, quasi un cartone animato per adulti. Il calcio è spento per il corona. Nelle case sui ballatoi e sui balconi si difende a zona o a uomo. E frattanto si modificano le nostre domeniche con un nuovo “piano regolatore”. Tra grossi nuvoloni grigi,il sole fa capolino nel cielo freddo. Ma non c’è tempo di respirare. Incalza il secondo tempo. Catenaccio o ripartenze o un’idea di football tutto attacco goal e fantasia? Le partite della domenica, in uno stadio pieno all’inverosimile o in un campetto di periferia e la famiglia da me amati con immensa passione, sono i soli posti al mondo in cui mi sento limpido nel desiderio collettivo di osservare e raccontare la nostra Italia servendoci di uno dei suoi connettivi sociali più solidi e duraturi. “Al dio di Cartesio bastava aver dato il primo calcio al mondo e il resto andava da se”, chiosò Blaise Pascal. Quel che succede intorno a noi supera ogni umana credenza. Questa “guerra” contro un nemico invisibile sorprende e inorridisce tutto il mondo con la sua fulminea terribilità. Così tra l’esaltazione britannica e la retorica franco-americana, questa “guerra” deplorevole, disastrosa e cruenta, a furia di “bombardamenti” amabili e stratagemmi da idioti minaccia di durare eternamente come un football del mare. E ci piace comunque vivere invece a questo mondo sportivo materiale, esteriore, senza un barlume di quella interiorità che lo contraddistingue e vive per preparare ragazzi sani e realizzare il “mens sana in corpore sano”, emancipando lo spirito sportivo dalla meccanicità fine a se stessa. Il gioco però non basta più, la tecnica non basta più. Per raggiungere e superare il corona ci vuole il richiamo disperato della volontà. Nel gioco tormentoso dei combattimenti, massimi e minimi, cruenti e incruenti è sempre la volontà che decide, abbia il combattente una maglia o una divisa o niente. Le forze in conflitto si riducono, quasi si cristallizzano in verità essenziali. E’ il cuore che vince. E’ il cuore che spinge all’estremo traguardo il soldato di Maratona. Come una possibilità che ci viene offerta di compalpitare con gli altri, di sentirci compatti come tutti gli uomini, le donne, i bambini e le bambine di tutti i giorni. “Rete, palo, no, quasi rete! La sfera fa la barba al palo”! Il pubblico era scarso anche se si giocava in un giorno festivo. Forse che si, forse che no.Come è bello soffrire sotto questo sole festivo in quelle ore della Domenica di quanto non accada negli stadi e fuori e che meriti di essere veduto e vissuto!STAYHOME!!!
TIKRIT65