LA FRECCIA DEL SUD…PIETRO MENNEA
Un fuoriclasse dello sport italiano, dal talento innato, forte, coraggioso, ostinato, dotato di una tenacia ferrea negli allenamenti ai massimi livelli, perseverante e quotidiano. Ha fatto sognare gli italiani con le sue imprese da velocista nei cento e duecento metri. E’ stato il primatista mondiale della specialità dal 1979 al 1996 con il tempo di 19.72 che costituisce tuttora il record europeo. A dieci anni dalla scomparsa, ricordiamo l’uomo che aveva fantasia e ali per volare nello spazio. Il suo linguaggio non verbale, introverso era una forma di comunicazione potente. Attraverso i suoi gesti, espressioni facciali, tono di voce, postura riusciva a veicolare informazioni importanti su stati di animo, intenzioni, emozioni, creando empatia, generando fiducia, influenzando positivamente i sogni di tanti italiani. La corsa è salute fisica, ed ha una ragione tra le tante di esistere: quella di preparare alla vita uomini e donne sani. E’ un tassello fondamentale per prevenire disturbi fisici, per vivere meglio il proprio corpo, per combattere l’obesità e la sedentarietà. E’ divertimento puro, liberazione del proprio istinto; significa imparare a conoscere il proprio corpo, individuandone i punti deboli da rafforzare e le potenzialità da sfruttare al meglio, un divertimento fatto di concentrazione. Quella sottile linea che iniziava a fessurarsi, piena di pathos, di intensità, di impeto, alla velocità di quel tempo che scorreva nel suo divenire. Ci rimane una sorta istintiva di rispetto, di curiosità, di emozione, di ricordo bellissimo per quella sottile linea provvista di tenacia, dell’essere squadra, di coltivare la passione del talento individuale. Niente di meglio se vogliamo ricordare ed apprezzarne le curve nel mondo in un applauso di stelle, mentre una luce con una scritta visibile splende come una freccia sorprendente nella sua funambolica visionarietà. Era la passione che si propagava nello spazio. Scoccava in ogni corsa, mentre un occhio osservava il tragitto nei dettagli e l’altro si colmava di infinito in simbiosi con i sogni di molti italiani. La sua creatività non era un talento, ma un modo di operare. Era un sognatore pratico che non rinunciava mai. La forza del suo talento individuale era nello stile intrepido, improntato all’innovazione, irriducibile alla modernità e mescolava l’avvicinamento dei giovani allo sport nella sua immagine attrattiva.Teneva sempre aperto l’oblò della speranza, anche quando il mare era cattivo e il cielo era stanco di essere azzurro. Era l’audacia, lo spirito libero, le idee ampie che correvano nello spazio lindo, uno spazio dominato dalla fantasia, dalla passione, dalla generosità, dall’intelligenza. “Lo sport insegna che per la vittoria non basta il talento, ci vuole il lavoro e il sacrificio quotidiano. Nello sport come nella vita. E la fatica non è mai sprecata: soffri ma sogni” diceva Mennea…