DIO ODIA LE DONNE?

In relazione alla condizione delle donne che si evidenzia nei paesi di religione islamica mi suscitò molto interesse, al momento della pubblicazione un libro dell’atea e – in quanto tale – faziosa Giuliana Sgrena, che così lo intitolava,  dove la giornalista (ex Manifesto, ex candidata politica di sx, ex prigioniera della jihad liberata a un prezzo esorbitante per l’Italia e per le sue istituzioni) intendeva dimostrare che quando si tratta di discriminare la donna, le principali religioni monoteiste sono tutte d’accordo ed etichettano la donna come l’origine del peccato, la tentatrice che seduce e porta alla perdizione.

 

La Sgrena con questa pubblicazione di circa 200 pagine ha fatto una approfondita cronistoria nei tempi della condizione femminile per evidenziare che la religione è l’alibi di un tipo di organizzazione maschilista che vuole opprimere e sconfiggere e utilizza un dio maschio, un figlio di dio maschio, un profeta maschio e sacerdoti maschi.

 

Il modello in questione, il patriarcato, utilizza le religioni per tenere le donne sotto il giogo maschile utilizzando i codici di abbigliamento, le mestruazioni, la verginità, la contraccezione e financo norme che regolano l’eredità di beni e titoli.

 

La Sgrena afferma che le principali religioni monoteistiche – cristianesimo, ebraismo e islam – seguono i medesimi principi di fondo nel definire il rapporto di subalternità della donna rispetto all’uomo e così le donne, nei secoli, sono state espropriate della parola ed è vietato per loro – nello specifico – celebrare la messa o guidare la preghiera in moschea.

 

L’ebraismo ortodosso è contrario alle donne rabbine poiché è scritto nel Talmud  che “La voce della donna è la sua nudità”.

 

Nel cristianesimo è l’Apostolo Paolo a togliere il diritto di parola alle donne: “Come si fa in  tutte le chiese dei santi, le donne tacciano nelle assemblee, perché non è loro permesso di parlare; stiano sottomesse, come dice anche la legge. Se vogliono imparare qualcosa, interroghino i loro mariti a casa; perché è vergognoso per una donna parlare in assemblea”.

 

            In Cina vivono 20 milioni di mussulmani che praticano la religione mussulmana e solo lì nell’etnia  ‘Hui’ – che costituisce la metà di quei praticanti – esistono donne imam ma lo sono soltanto per donne poiché non possono guidare la preghiera quando tra i fedeli sono presenti degli uomini, ne fosse anche uno.

  Considero il libro della Sgrena, al di là del titolo volutamente provocatorio, un contributo di una donna senza fede ad analizzare la realtà poiché la prevaricazione verso le donne e i condizionamenti nella loro vita, nella società e persino nell’abbigliamento esistono e derivano, a mio parere, da comportamenti di competizione umana –  e quella tra uomini e donne è la prima e decisiva – che in menti culturalmente chiuse ed emotivamente immature rimaste alla primordiale logica del branco arrivano all’odio codificato con la costruzione di sovrastrutture religiose.

 

Da atea, però, la Sgrena non ha volutamente preso in considerazione che l’universo è perfetto e nella perfezione l’odio non esiste e l’esistenza di ogni essere vivente è qualcosa di divino!

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