La Storia dice che spettacolo lo sport è sempre stato, semmai sono cambiate le dosi, e il modo di
somministrarle. Il calcio piace, e fa bene. E’ tecnico, eppure comprensibile. E’ impegnativo, ma ci
si può limitare a guardarlo. Non è indispensabile, ma è divertente, utile, e consolante. E’ la cosa
più importante, delle cose meno importanti.
Tutti gli Allenatori parlano di movimento, di correre molto. Che può sembrare banale, ma espone
una grande verità. Perché la corsa è lavoro, fatica, allenamento, sfida ai propri limiti.
Significa combattere la voglia di fermarsi, quando il traguardo è lontanissimo anni luce, non mol-
lando, nonostante la testa implori di farlo.
E’ il fisico che si cala interamente dentro un comportamento illogico, nella cultura del “niente acca-
de per grazia divina”.
Il grande J.Crujff sosteneva, invece, che non era necessario correre tanto. Il calcio è uno sport che
si gioca con il cervello. Devi essere al posto giusto, al momento giusto, né troppo presto, né troppo tardi.
Non c’è un giocatore che sia sorprendente in questo Mondiale, come Luka Modric(1985).
Io lo apprezzo, perché come Scout sveglia continuamente i miei sogni. Porta nel gioco una misura
classica, da eroe antico: si schiera per il calcio spettacolo, giocato in modo generoso e leale.
Montagne di carta, come ovatta, su queste giornate di calcio, così lucenti e appassionate.
Affidarsi al talento però non basta: bisogna sempre relazionarsi con il proprio pubblico, e nello
sport come nel calcio, c’è il rischio, nei propri miti e fissazioni. Puoi anche sapere tutto delle squadre che compongono il Mondiale, ma se non la offri al lettore in una chiave intelligente e pop, alla
gente poi non interessa. Cucire le distanze, mescolare, portare avanti una narrazione da soli, per non
far sentire soli i lettori.
Disse che inseguiva l’utopia,” quella cosa che aiuta a vivere; tu la insegui, fai due passi per
avvicinarla, e lei ne fa altri due e avanza, ma fa camminare gli uomini, anche nel calcio.
Un’utopia controllata, come diceva il grande pilota Manuel Fangio: “lavora per essere il primo, ma
non crederci mai”.
TIKRIT