And the winneris, il vizio della speranza. Spes, ultima dea. La speranza è un sentimento testardo come me. E intanto l’erba cresce intorno al pallone.I grandi sogni iniziano sempre con un piccolo passo. Basta provarci. Il segreto è aggiornarsi. Bisogna essere moderni. Lo sport e il calcio in generale sono dei luoghi a se’, dove l’asticella dei valori deve essere sempre più alta. E comunque sono una musica di fondo, una distrazione, una sostanza, che prese a piccole dosi, diventano un narcotico consentito. Ti aggiri in un giorno di pioggia, con nuvoloni a forma di cavolfiore che si muovono velocemente, e con un vento fastidioso che ti lacera le orecchie, e che sprigiona lucenel campo verdeggiante, come se non avesse un pulviscolo. Non volevo che quella giornata finisse, così come mi rattristava il momento in cui arrivavo all’ultima pagina dei romanzi di Salgari. La strada per Menfi e Tebe passa per il piccolo chiosco. E i ragazzi che ivi giocano sono la sua colla speciale per tenere insieme i pezzi di una squadra e di una storia; per appiccicare l’ego di chi si sente un numero primo al proprio destino, che è quello della speranza. L’amore per il calcio di questi ragazzi mi ha fatto capire che chi viene al campo è animato da una straordinaria passione. Giusto che abbiano il meglio per svilupparla. Il calcio ha sempre più bisogno secondo me di giocatori veloci nella testa e nelle gambe, creativi e forti nel 1c1 con fantasia, sia dal punto di vista offensivo che difensivo. Un’idea che si allontana da quelle maggiormente diffuse, secondo cui il ragazzo di prospettiva è quello con maggiore struttura fisica, talvolta a scapito di capacità cognitive e tecniche, oppure che il giocatore con propensione al dribbling sia un’egoista, e che il miglior gioco sia esclusivamente quello manovrato. Il talento non va né ucciso, né disperso, va educato. Lab “A.S.D. Sulmona Knights, mito di Babele/nell’empireo ti credi e tocchi il fondo/ma risalidentro un gergo di miele, di verbi all’infinito/le mire riconfondono/ Adelante”. Eppure il duro spessore della sua storia, si rivela fatta di musica soave, suono lirico; mascherare la speranza, surrogare la noia, fornire un alibi alla fiacchezza, mentre sembra esaltare la maschia felicità di virtù vitali. C’erano delle nuvole in cielo ancora, mentre tornavamo a casa, e non riuscivamo a vedere la Via Lattea…
TIKRIT 65