The thrill is gone, the thrill is gone away, cantava B.B. in una celeberrima canzone. Io sono fortunato, anche perché sono mobile. Però ho i miei pensieri, le mie idee e la mia vita. Io non faccio storie, ma muoio con le mie idee. Non vedo perché le debba cambiare! So scivolare su e giù lungo la parete, però sono bidimensionale come un pezzo di carta, quindi non mi stacco mai dal muro. Però troppa fantasia e passione possono essere un male. Le mosche comuni vivono circa tre giorni. Mi chiedo quanto duri la vita media di uno scout! Si congela proprio come un ghiacciolo! Sai quel che diceva quel tale? Queste cose potrai farle solo quando i porci avranno le ali!!! Chiaro come il sole!Vedere solo un albero alla volta, e non la foresta nel suo insieme!!! La “valanga” è come il destino. Incomprensibile. Come Moby Dick che Melville descrive nelle sue singole parti, le pinne, la cosa, le fauci, ma che resta indescrivibile nel suo insieme. Seppur piccoli fatti quotidiani che incrostano i nostri neuroni, come denti di cane lo scafo di una barca. Tornano su soprattutto di notte, come gnocchi nell’acqua. Questo vortice che mi trascina indietro, mi porta inevitabilmente a modificare i ricordi, a inventarmi nuovi e bei finali. Doloroso sacrificio di carta per mantenere viva la voce del racconto passionale. Montagne di carta come ovatta, su queste giornate di calcio così spoglie e disadorne. Un bombardamento di odori evocativi che mi riporta indietro più veloce di un Boeing. Ogni sport ha infatti un odore e bisogna riconoscerlo. Non è un odore assoluto. E’ un misto di circostanze e sensazioni, una miscela di romanticismo. Gli odori dello sport…Impari presto che i sogni sono destinati anche ad infrangersi, ma chi se ne frega dei muri. Conta il fatto che quando uno sogna, sta da Dio. Conta il viaggio che il sogno ti fa fare. Conta non stare mai fermi, non importa dove arrivi, tanto poi devi ripartire!Bisogna cucire le distanze, mescolare, mescolare. Portare avanti una narrazione da soli, per non far sentire soli i lettori. Affidarsi al talento non basta, ma bisogna relazionarsi con il proprio pubblico, e nello sport c’è il rischio nei propri miti e fissazioni: puoi anche sapere tutto della squadra x ma se non la offri al lettore in una chiave intelligente e pop, alla gente poi non interessa. Sento il vento fresco sul viso, e mi scopro a sorridere e a pensare quasi insieme, immaginandomi a correre tra le nuvole come nel film “Il Paradiso può attendere” di Warren Beatty. Sono così le persone sensibili, sentono prima, perché un passo davanti al loro corpo cammina la loro passione e fantasia. Sta finendo la stagione secca, sono alcuni mesi che non piove. Solo deserto che si estende fin oltre l’orizzonte, sembra infinito come l’essere di Parmenide. La nave è persa quando anche l’evidenza è opinabile. Nel paese dei ciarlatani anche il babbeo è un prostate. Ma Il talento è un qualcosa che si osserva da vicino, come se fosse in attesa di una sua distrazione per scovarlo… Il talento ha una gran voce, lo senti, ha un suono che raramente non lo riconosci. Ti aggiri come sui canali di Amsterdam in un giorno di inverno. Freddo artico, vento di tramontana, qui ci vuole tanta lana, luce, come se non avesse pulviscolo…
TIKRIT65