Cosa potrebbe fare un poeta senza tormento? Ne ha bisogno come del suo piccolo computer. Lo sport irrobustisce i muscoli e divaga lo spirito. La storia dice che spettacolo lo sport è sempre stato, semmai sono cambiate le dosi e il modo di somministrarle. Lo sport piace. E’ tecnico eppure comprensibile. E’ impegnativo, ma ci si può limitare a guardarlo. Non è indispensabile, ma è divertente, utile e consolante. Affidarsi al talento non basta, ma bisogna sempre relazionarsi con il proprio pubblico, e nello sport c’è il rischio nei propri miti e fissazioni: puoi anche sapere tutto della Lazio 1970-1971, ma se non la offri al lettore in una chiave intelligente e pop, alla gente poi non interessa. Bisogna cucire le distanze, mescolare, portare avanti una narrazione da soli, per non far sentire soli i lettori. Scrive Don De Lillo nella prima pagina del suo capolavoro Underworld: “un uomo porta il figlio alla partita, e 30 anni dopo è di questo che parlano, quando il vecchio babbeo sta tirando le cuoia in ospedale”. Insomma è roba nostra, con dentro tutto l’ardore, tutto il talento della nostra razza geniale. Un bombardamento di odori evocativi che ci riporta indietro più veloce di un Boeing. Ogni sport infatti ha un odore e bisogna saperlo riconoscere. Non è un odore assoluto. E’ un misto di circostanze e sensazioni, una miscela di romanticismo. Gli odori dello sport e quello dei campi di autunno, che scaldano il cuore agli ultimi scout romantici (quelli che citano Carducci e non calpestano le coltivazioni!).Quei barlumi di emozioni, gioie e sogni regalati da 22 ragazzi maestri nel gioco del pallone, con il pubblico dello stadio che ci offre una vista, la più gaia e varia di tutta l’umanità mescolata gomito a gomito, in quelle ore della Domenica di quanto non accada negli stadi e che meriti di essere veduto e vissuto.La “filosofia della lotta” è da accettare senza presunzione, ma anche senza timori, in vista del traguardo che premierà chi è disposto a soffrire per raggiungerlo, dello spirito di fraternità che nasce dallo sforzo comune, dal rispetto dell’avversario che ci rispetta senza paura. Per rimanere al calcio che noi amiamo profondamente, non scopro certo io che nessuno sport propone con altrettante fedeltà la rappresentazione della vita,con i suoi contrasti, le sue finte, i suoi dribbling ubriacanti, le sue lotte, le sue sconfitte e i suoi trionfi. Un’educazione sportiva ci garantisce la possibilità di affrontare tutte queste esperienze con animo forte, con serenità. Lo sport è cultura e salute fisica. Lo sport ha solo una ragione di esistere, e cioè quella di preparare uomini e donne sani/e. Nello sport non vi è dubbio, il Paese è una monocultura pallonara. Il calcio ha sempre più bisogno secondo me di giocatori veloci nella testa e nelle gambe, creativi e forti nel 1c1 con fantasia. Un’idea che si allontana da quelle oggi maggiormente diffuse, secondo cui il ragazzo di prospettiva è quello con maggiore struttura fisica, talvolta a discapito di capacità cognitive e tecniche, oppure che il giocatore con propensione al dribbling sia un’egoista e che il miglior gioco sia esclusivamente quello manovrato. Lo sport è un tassello fondamentale per prevenire disturbi fisici, per vivere meglio il proprio corpo, per combattere l’obesità. Può effettivamente giovare anche nei suoi limiti alla buona causa dell’amicizia tra i popoli. Lo sport è vita; i valori dello sport sono quelli della vita, nel bene e nel male. Lo sport è la metafora della vita. E’ amicizia che dura nel tempo, città, viaggi, sfide, impegno, passione, fantasia, solidarietà, condivisione, partecipazione, priorità, uguaglianza. Non ha confini. E’ un istinto primario. Con i valori si vince. Con i valori, quelli veri dello sport si vince. Lo sport è una scuola di vita in cui si acquisiscono le regole per stare in mezzo agli altri. Personalmente mi ha dato dei valori fondamentali e mi ha fatto crescere. Mi ha insegnato il rispetto e la gratitudine. Lo sport è uno strumento potentissimo non solo per la nostra salute fisica, ma anche per costruire un ambiente migliore attorno a noi. Diceva Nelson Mandela: “lo sport ha il potere di cambiare il mondo e di suscitare emozioni. Ha il potere di unire le persone come poche altre cose al mondo. Parla ai giovani in un modo che capiscono”. Lo sport nella sua versione più pura ed essenziale premia il merito, l’impegno, la costanza, la dedizione. Premia chi non si arrende! Lo sport può creare speranza dove prima c’era solo disperazione. E’ più potente di qualunque governo nel rompere le barriere razziali. Lo sport ride in faccia ad ogni tipo di discriminazione e permette loro di dialogare, un po’ come la musica. Le piccole sorgenti di acqua, fresche e limpide sono faville zampillanti. Come in uno spartito imparato a memoria, basta rovistare nei ricordi recenti e il gioco è fatto…
CESIDIO COLANTONIO