Il calcio è qualcosa che tutti ci portiamo dentro. E’ un termine che non mi piace come applicazione. Preferisco parole come passione, fantasia, feeling. Pensate al concetto di gruppo. Non mi stupirei se le aziende, tante, dallo sport cercassero di copiare lo spirito di squadra, scusate del “team”.Noi osserviamo insieme in grande libertà. E’ tecnico, eppure comprensibile. Si può praticare o ci si può limitare ad osservarlo.Ognuno ha la possibilità di fare quello che sente, di esprimere le proprie sensazioni. Il feeling è una cosa che mi ha preso molto. Il suono di una osservazione mi fa palpitare, mi scende nel cuore; sveglia i miei sogni. Riesco quasi ad entrarci dentro. La voglia di osservare è il lievito; l’osservazione quotidiana è il forno ad alta temperatura che ha accelerato il processocalcistico. Ogni giovane calciatore spicca per una o due caratteristiche precise: il dribbling, il tiro, il colpo di testa, la velocità, l’intelligenza tattica o la prestanza fisica, i tempi di gioco, il controllo. Non sono un fenomeno, ma cerco di spiegare quello che il talentuoso mi fa provare e quello che penso dei suoni che si possono produrre. Il talento ha una gran voce, ha un suono che raramente non lo riconosci. Ha bisogno di alti e bassi. La sua prestazione non si concilia con il grigio, ma si nutre di colorazioni continue. Quando si palleggiava per acquisire la tecnica nel tocco, si lasciava rimbalzare la palla una volta tra un palleggio e l’altro, nel mentre ti coordinavi sul posto restando in movimento. Il cordolo del marciapiede di casa per esempio non è un ostacolo, ma una superficie su cui esercitare gli uno-due, uno strumento che si usa per affinare la propria tecnica. Lo sport nella sua versione più pura ed essenziale premia il merito, l’impegno, la costanza, la dedizione. Premia chi non si arrende. Mi verrebbe da dire: gioca, così da poter essere sano! “Se nel calcio non corri, sei morto”. Che può sembrare banale e invece espone una grande verità. Perché la corsa è lavoro, fatica, allenamento, sfida ai propri limiti. Significa combattere la voglia di fermarsi, quando il traguardo neanche si intravede; significa non mollare mai nonostante la testa implori di farlo. Ci vuole coraggio. Il giovane deve essere un valore aggiunto, non può essere considerato un peso. Bisogna credere nei giovani e investire nella loro crescita. Un giovane calciatore ha chiaramente bisogno di tempo per crescere anche e soprattutto attraverso gli errori. Dobbiamo farli crescere con la prospettiva della prima squadra dando loro il tempo necessario anche perché il settore giovanile è la nostra linfa vitale.Impareranno a controllare la tensione, a perdere con serenità e a vincere con stile. Tre cose non facili come sapete. Lo sport è un tassello fondamentale per prevenire disturbi fisici, per vivere meglio il proprio corpo, per combattere l’obesità. L’esercizio fisico è un utile sfogo alla vitalità esuberante della gioventù, la fatica un rimedio efficace per molti mali ed i giochi atletici sono una grande scuola per la disciplina. Una partita al football non può vincersi senza una disciplina assoluta. Se questa tesi elementare come il vino di vigna è ancora valida ci potrà essere un futuro più sano e diverso. Lo sport è una scuola di vita in cui si acquisiscono le regole per stare in mezzo agli altri. Personalmente mi ha dato dei valori fondamentali e mi ha fatto crescere. Mi ha insegnato il rispetto e la gratitudine. Noi ci muoviamo secondo le nostre sensazioni. E’ difficile dire in quale direzione. Tutto in modo naturale. L’espresso della Via Lattea è pronto a partire. Senza tregua, tutto sbruffi di energia e di passione, come un susseguirsi di rivolte dei muscoli e della velocità di pensiero contro la cadenza e il metodo. Alla sua bellezza senza tempo, sublimata nel gesto che lo rende sempre più estetico: la rete che gonfia il sacco!!!
TIKRIT65