Il maestro è una persona fisica che si incontra per un certo periodo di tempo, un’ora e trenta, o trent’anni e che lascia dentro di noi un valore, il lusso della passione, con l’impegno di trasmetterlo ad altri. Sono stati un must. “L’esperienza è il tipo di insegnante più difficile. Prima ti fa l’esame, poi ti spiega la lezione” diceva Oscar Wilde. Brilla una stella sulla Maiella mentre ti osserva immacolata da lontano. Lui scolpiva le parole, si distruggeva per raggiungere la perfezione. Il giovane è sempre una scommessa da vincere. E’ un valore aggiunto, e non può essere considerato un peso. “La gioventù è capacità di sognare. Non è vero che le persone smettono di inseguire i sogni perché invecchiano. Diventano vecchie perché smettono di farlo” diceva Garcia Marquez. Il talento non ha età. A mantenerci giovani, anche in età avanzata sono sempre i sogni, che si trasformano in speranze, disillusioni, progetti, idee ardite, creatività, curiosità. La ragione migliore per avere dei sogni è che i sogni non hanno bisogno di ragioni. Un odore impercettibile si ergeva come una cucchiaiata di fumo. Le braccia larghe come un albatros fuori dalla panchina. Porta i suoi anni in una tuta biancazzurra, necessaria come l’ossigeno, scolpita nel cuore a forma di pallone. Osserva lo stadio gremito, le luci, la gente, i ragazzini, le ragazzine, lasciando vagare lo sguardo. Sempre parco di parole, ma traboccante di emozione. La mente è uno strumento magnifico, potente, in grado di direzionare le sensazioni, che viviamo su montagne russe emozionali. Sensazione unica, perché la sua musica mi prende anche l’anima, una gratificazione calcistica notevole, mentre il cuore sta spingendo per la via del mare, e la mia mente si smarriva nel concerto delle nuvole, sotto il peso della passione calcistica. L’aria frizzante e coinvolgente ribolliva nello stadio, mentre lui combatte ancora lungo un’immensa linea immaginaria, con la filosofia della tenacia e del lavoro, l’unico modo per far tornare ai livelli che gli competono il calcio italiano. Bisogna tornare a scoprire i talenti, credere in loro e avere il coraggio di lanciarli in prima squadra. Le gambe scattano come i suoi pensieri. Sprint sulle fasce, cambi di direzione, qualità di gioco, carattere, mentalità, risultati. Lo sport è sempre stato un mix di godimento e di sofferenza, la dimostrazione fisica e gestuale che al mondo solo poche cose possono essere più romantiche dello sport, uno spazio abbastanza sicuro e condiviso, la volontà perenne di misurarsi con sé stessi, spostando più in là i propri limiti. Quando la determinazione cambia, tutto inizia a muoversi nella direzione desiderata. Nell’istante in cui si decide di vincere, ogni nervo o fibra dell’essere si orienterà verso quella realizzazione. E’ un personaggio, fa calcio spettacolo, è un’artista. Non gli interessa il risultato se ottenuto giocando male, ma è importante l’eredità che lascia. Ha l’aspetto un po’ da dissidente in nome di un ideale. Vive per la bellezza. Educa la sua squadra al bel gioco, e di conseguenza educa il suo pubblico che ha il diritto di essere guidato nella comprensione di ciò che sta vedendo. Maestro di indipendenza. Si ritiene uno sportivo vero, e quella gli pare di già una nobile impresa, grazie ad una straordinaria bravura nell’insegnare il gioco del calcio. Lo spettacolo è l’arte del ventunesimo secolo e in questo nostro piccolo mondo è lo spettacolo più bello, il più importante tra le cose meno importanti. Ha trasformato delle squadre, scovato, valorizzato, lanciato tantissimi giovani, rigenerando il pubblico al gusto della bellezza. Il suo gioco è veloce, pieno di sovrapposizioni che vanno avanti attraverso i famosi triangoli, fitti e rapidi. I suoi incroci dall’ala al centro, i vuoti creati per gli inserimenti, le linee difensive altissime, hanno inventato e consolidato la diversità del nostro calcio. Tutto il suo gioco è un andare, fermarsi, tornare indietro e ripartire di scatto, sempre con il pallone coperto. Il calcio sul campo è largo e bellissimo, veloce e verticale. Un vero spettacolo e spesso una macchina incontenibile. E’ un movimento furibondo e accelerato che ha portato all’uso ufficiale e prolungato del tridente. La felicità è un dono, e il trucco è non aspettarla, ma gioire quando arriva nel cielo biancazzurro del Pallozzi, mentre si stende davanti con il suo rettangolo verde lindo e profumato che finisce per sembrare piccolo, mentre per un istante ritorna la voglia di vivere ad un’altra velocità.