E’ una bella cosa possedere delle capacità, ma la capacità di scoprire la capacità negli altri è il vero esame. Cercare di interpretare ciò che osserviamo non è sicuramente prerogativa dell’uomo moderno e sfruttato solo in campo calcistico. Fin dall’antichità, osservare ha rappresentato il metodo più semplice per spiegare un qualsivoglia fenomeno, più o meno complesso, valutabile attraverso i sensi. L’osservazione deve essere migliorata, sfidata, accresciuta costantemente, altrimenti svanisce. E il segreto dell’osservazione sta nell’equilibrio dei fatti, nel gioco tra materiale e immateriale, tra convincere, ricordare, essere ricordato, emozionare. La coerenza può essere un difetto? Assolutamente no. Ma si tratta di un pregio rischioso scriveva Antonio Conte. Non bisogna prendere una parte, né cercare per forza un equilibrio perfetto. Scouting non è solo possedere un database ben fornito di notizie di talentuosi, ma la capacità che la nostra mente ha di comprenderlo, i nostri rapporti con tutti gli altri uomini e donne coinvolti, avendo coscienza di sé e del tutto. L’osservazione è un procedimento selettivo e si differenzia dal semplice guardare o vedere, perché lo sguardo dell’osservatore è guidato dalle ipotesi che lui ha formulato o che fanno parte del suo bagaglio di esperienze. Quello dello scout è sicuramente un ruolo importante e difficile, importante, perché i dati che riporta, se interpretati ed utilizzati possono essere di aiuto alla società nella programmazione della futura squadra. Difficile perché le variabili da prendere in considerazione in una ricerca sono molteplici e mutabili con il divenire del tempo e con le esigenze che cambiano e si trasformano. L’osservatore lavora con la vista. Ogni uomo o donna ha una sua capacità di scansione visiva, una capacità cognitiva che varia da persona a persona, come le capacità motorie dei giovani calciatori. L’occhio proietta le immagini alla retina, la retina le trasmette al cervello. Spesso chi osserva deve andare oltre ciò che vede, e ci possono essere situazioni non molto chiare che vanno interpretate. L’osservazione è una raccolta di segnali nell’arco di pochi secondi. Bisogna esercitare continuamente il muscolo dell’osservazione per diventare un potente codificatore del mondo che ci circonda. Ma se un osservatore non è capace di vedere quello che non si vede, allora è un semplice spettatore. L’esperienza è sicuramente la qualità che accomuna di più chi svolge questo ruolo. Naturalmente non mi riferisco all’età anagrafica, ma soprattutto alle conoscenze e alle qualità delle precedenti e nuove esperienze sulla via dei portici campani. Sono convinto e credo che lo scout debba essere considerato un vero e proprio ricercatore, attento ai cambiamenti, alle novità, alle nuove metodologie di allenamento, in pratica una figura protesa verso il futuro. E’ il suo mondo. Quello che si distende al di là delle mura, bello quanto i mari argentini per i superstiziosi marinai del ventunesimo secolo. La frase che circola oggi tra gli addetti ai lavori dice: “Il calcio è un’industria”. Ma bisogna investire nella ricerca. Cosa significa nel calcio oggi ricerca se non investire nei settori giovanili che sono la nostra linfa vitale e nelle professionalità che possono permettere a questo sport di rimanere sempre il più bello ed affascinante del mondo? Sarà sufficiente? Non lo so, ma osservare mi rassicura, stimola la mia mente, mi dà la possibilità di trasmettere una serie di nozioni che potrebbero risultare utili. Ma soprattutto mi dà la certezza di riuscire ad infondere ciò che ritengo essere le cose più importanti: la passione, la fantasia, il coraggio, l’entusiasmo e l’amore per questo sport meraviglioso. La bravura di un osservatore non è di farsi notare, ma di farsi ricordare. “Possiamo avere tutti i mezzi di comunicazione del mondo ma niente, assolutamente niente sostituisce lo sguardo dell’essere umano” diceva Paulo Coelho. L’osservatore deve allenare non solo l’occhio, ma anche l’anima. E’ come un muscolo. Si rafforza con l’uso e si atrofizza se non vien usato. L’osservatore che non ha fantasia, non ha ali per volare. Lo scouting è una cyclette per la mente. Potrebbe non portarti da nessuna parte, ma tonifica i muscoli che possono farlo. Gli scouts possono essere emarginati professionalmente, ma possiedono il potere dei sogni. Il loro controllo è intimo in un ambiente altamente individuale. Essi devono bilanciare le sfumature di ogni personaggio con i propri aspetti di capacità. Il linguaggio dell’osservazione è una forma di comunicazione silente ma potente. Attraverso gesti, espressioni facciali, postura, tono di voce, si veicolano informazioni importanti su stati di animo, intenzioni, emozioni, fantasie, creando empatia, generando fiducia. L’osservazione è l’intenzione che si propaga nello spazio. Non è un talento, ma un modo di operare. Uno scout pratico stimolato dall’azione. Gli scout pratici non rinunciano, non mollano mai. Il giovane è sempre una scommessa da vincere, la più bella. Il rischio sportivo deve essere sempre considerato e l’osservatore serve proprio a questo.