Il malocchio è una credenza popolare molto radicata e molto diffusa nell’Italia centro-meridionale e in Abruzzo è chiamato “la ‘mmidia”, che è la traduzione de l’invidia.
Ha origini antichissime e se n’è trovata prova su papiri egizi, gli antichi romani lo chiamavano “fascinus” e Cornelio Agrippa nel De Occulta Philosophia l’ha definito come una forza che partendo dallo spirito del fascinatore entra negli occhi del fascinato e giunge fino al di lui cuore e anche il Corano lo richiama in alcune sure.
La scienza la ritiene una vera e propria forma di superstizione ma la tradizione popolare l’ha fatta resistere nei secoli e ne parla come negatività generata da sguardi o commenti dettati da gelosia livorosa che può riguardare le proprietà, il lavoro, gli affetti e, in genere, qualsiasi cosa o situazione capace di scatenare desiderio altrui e l’invidiato che ne viene colpito accusa, generalmente, un potente mal di testa.
Il termine malocchio è diffuso in tutte le culture e, ad esempio, in inglese si dice evil eye, occhio del male, e in spagnolo mal de ojo, male dall’occhio.
In tutte le aree in cui si parla di malocchio, vi sono persone, generalmente donne anziane, che ritengono di avere la capacità, con un rito, di capire se una certa persona ne è stata colpita e sanno anche come toglierlo.
Tale potere è tramandato dalle “guaritrici” a persone di fiducia, solitamente familiari, e la “donazione” delle formule – tra il religioso e il magico – può avvenire in maniera riservata quasi segreta e solo una volta l’anno, la notte di Natale, davanti a un fuoco acceso.
La formula più importante è quella che serve a togliere il malocchio ed è usata con un particolare rito che può essere ben assimilato a una forma di esorcismo.
Il rito più diffuso è quello dell’olio.
La guaritrice fa sedere davanti a se la persona che si sospetta essere stata colpita dal malocchio, versa sul fondo di un piatto dell’acqua e poitraccia un segno di croce sulla fronte della persona colpita e un altro sul piatto con l’acqua dopo di chefa cadere una o più gocce sull’acqua e mormora le parole segrete per sciogliere questo sentimento negativo e a eliminare il mal di testa.
Se l’olio resta a galla e si allarga è confermata la diagnosi di malocchio e la larghezza della goccia è il segnale dell’intensità della ‘mmidia e dell’eventuale necessità di ripetere il rito per eliminarla.
Se il dolore non si attenua e il diametro delle gocce dette anche “occhi” non si riducono, il rito può essere ripetuto per un massimo di tre volte e, a quel punto, nel caso non si ottenga l’esito sperato, gli “occhi” vanno tagliati con delle forbici e il rito si potrà ripetere solo il giorno dopo.
Di questa tradizione si è persa quasi completamente traccia o poco ne rimane e la nostra cultura popolare antica va lentamente, ma inesorabilmente, svanendo.
A cura del dottor Luciano Verrigni