Se la storia della cultura sportiva è spesso costellata di soprusi e di selezioni furbastre in omaggio al potere, di persone da risarcire, articoli da pubblicare e tesi da rimettere in circolazione ne rimangono tante. Resta imbarazzante la mediocrità, ma qualcosa bisogna fare per non confondere tutto. Rimembro la famosa metafora della serratura e della chiave: prima c’è l’una il problema, poi forse l’altra, la soluzione. E’ una metafora usata e forse anche abusata, ma rammenta comunque che un articolo non è mai l’esito di un approccio ovvio e superficiale e che va letto con un atteggiamento onesto senza attribuirgli crediti morali di principio e ritenendosi liberi di farsi entusiasmare o no dal pensiero dello stesso. Scrivere è come impregnare un pennarello e dipingere emozioni sull’anima di chi legge. E leggere è come entrare in una stanza, in un mondo; è come aprire una finestra sempre diversa, da cui pur guardando lo stesso panorama diverse saranno le sensazioni, le emozioni, le evasioni suscitate in ciascun lettore. Si va a leggere un articolo o un libro come si va a Broadway a rivedere Cats. Non per scoprire qualcosa di nuovo, ma per ritrovare qualcosa di ben conosciuto e sempre appagante. E quando ti ritrovi con un sorriso catartico sulla faccia, rapito dalla rappresentazione, nella più assoluta indifferenza per il risultato dello stesso, capisci
definitivamente che sei uscito dall’orbita dello sport e sei entrato in quella “dell’arte”. In passato il giornalista aveva una funzione molto diversa; doveva raccontare cose che nella maggior parte dei casi il pubblico non poteva vedere. Oggi invece la funzione più che di informare è di far capire. Raccogliere scritti sul calcio è un po’ come raccogliere conchiglie in riva al mare; ne trovi sempre. Ogni mareggiata piccola o grande che sia ne porta sempre di nuove e ciascuno di noi se ne può sbalordire come fosse la prima volta. Tra tutti gli sport odierni il calcio è quello che si è spinto più avanti nel farsi mondo a sé, con la sua espansione, i suoi privilegiati, la sua epica, la sua decadenza, la sua passione, la sua fantasia, oltre naturalmente al poderoso respiro legittimante del tifoso. Per questo da sempre ha attirato la mia
attenzione e continua a farlo ancora, come se non vivesse affatto in un’epoca infarcita di osceni interessi economici legati al suo sfruttamento commerciale. Il calcio è una grande passione ed essere avanti ci aiuterà a superare le paure, il razzismo, l’ottusità, la staticità, la penalizzazione di taluni ambienti. Mi auguro che il mondo del calcio capisca finalmente che questa splendida realtà come chiosa il mio amico prof non si realizzi unicamente con muscoli e polmoni come un mondo a rovescio, come un pallone che non gira. La qualità e la fantasia vincono sempre e rendono merito ai sogni. Eroi si, ma fragili, complessi, irrisolti, in una parola umani. Come quel calcio che nei nostri sogni vorremmo tanto ritornasse a splendere pulito e luminoso. Buon anno e buona vita a tutti!!!
TIKRIT65