WHEN I’M BLUE IDEA

L’aria della mattina era tiepida, odorosa di roselline rampicanti della rotonda. Le rotonde chiome dei pini facevano da sfondo sopra una rampa che mi tirava su come un’onda. Soffiava petulante un venticello che sembrava nevicasse pioppi riuniti in infiorescenze pendule e vaganti.Poi come un vecchio tarlo un’idea, un disegno della mente si insinuò nel buio del mio cervello facendosi strada lentamente. Eccola arriva! Ma giunta a pochi millimetri da me scomparve. Se ne stette assorto ad aspettarne un’altra che arrivò puntuale come un treno. Trasmissione del pensiero. “Sopra di noi c’è sempre il cielo” dice il prof. Testa. Platone collocava tutte le idee in un mondo distinto, il mondo iperuranio o cielo da cui sgorgano come da una fonte per poi arrivare alla coscienza dell’umanità. “Prendi una buona idea e mantienila. Inseguila e lavoraci fino a quando non funziona bene” per citare una definizione di Walt Disney. Se pensiamo al calcio come ad un’idea lo stesso è pur sempre una palla, spesso colorata di bianco o di nero, ma l’idea del pensiero siamo noi. E’ vero che quella palla senza i nostri calci non avrebbe anima, ma ha un’idea di vita, di sport e di calcio dentro. Corre e diventa slavina e non suda. L’idea del calcio può essere bella, limpida, sorprendente, geniale. E’ un’idea del calcio alla quale rimangono attaccati come cozze i bambini, i giovani, i vecchi, e “i mendicanti di bellezza” per citare una definizione dello scrittore e giornalista uruguaiano Eduardo Galeano. E’ il calcio che si gioca per il gusto di giocarlo, con tutta la passione, la fantasia e la serietà, la spensieratezza che si richiede. L’idea della bellezza si manifesta sempre in quello che non ti aspetti, che ti procuri meraviglia, che svegli i tuoi sogni. Perché i sogni sono una moltitudine, galoppano e solo alcuni si lasciano acchiappare. Il colpo di tacco, il velo, il tunnel, il dribbling, la finta, la sforbiciata, il tiro che cambia traiettoria, l’apertura ad occhi chiusi quasi bendato verso il compagno che c’è, il colpo di testa di un “nano” sulla spalla di un gigante, quelli che vedono sempre cinque metri oltre il suo avversario, che sfiorano la palla, che giocano con sentimento e grazia sono coloro che giocano con allegria e ricercano la felicità da spartirecon musicale leggerezza. Né soldati, né generali, ma diversi, anime libere condannate ad uno straordinario talento che lilascia quasi soli. E’ la via sempre corta, il sonno degli Dei che speriamo di trovare tutti un giorno sulla nostra strada. Anche se oggi è più oscuro, meno comprensibile, ma è difficile non innamorarsi di uno che dribbla sempre e che non dà via il pallone di prima. Porta sempre il suo genio quasi fosse una bandiera di metallo incisa nel suo cuore e il suo gioco sarà alla pari. Quelli che sentono il fruscio dell’erba e capiscono l’aria, sentono il tempo prima degli altri. E si dovrà giocar bene come fosse una religione che pulisse l’anima. Un modo di vivere nel giusto accarezzando l’idea di bellezza. Semplice, devastante come un tifone. E’ l’idea della qualità che fa la bellezza e ciò che ne consegue. Galileo diceva che esiste solo ciò che è misurabile. Bene allora il calcio esiste. E la partita di “caccia al panda” non si chiude mai…
TIKRIT65