Se la storia della vita è spesso una storia di soprusi, di occupazioni, di invasioni furbastre in omaggio al potere, di persone da risarcire, soprattutto bambini e bambine ne rimangono tante. Quando osserviamo sui giornali, sulla rete uno scatto, quando leggiamo una frase, come spiegare la guerra dei bambini, li immaginiamo fermi con un fucile in mano, storditi, con il volto perso nel vuoto, con le mani sudate dalla tensione, nel loro viaggio attraverso un muro per raggiungere la libertà. Un muro recinto, uno dei tanti di questo mondo che non dice niente, che divide e spiana. L’uso delle armi e della guerra come lubrificante per il motore dell’economia mondiale, come recita un vecchio proverbio francese: “c’est l’argent qui fait la guerre”, raggiunge oggi come ieri la velocità della luce, trecentomila chilometri al secondo.
Un calvario lungo mesi, anni, tra il rumore assordante delle granate, l’odore nauseabondo delle bombe e dei missili conficcati nel terreno, al cospetto di un mondo senza un barlume di quella interiorità che distingua l’uomo dal bruto. Il sole finiva di spegnersi, e le strade si facevano buie. La pioggia che cadeva a fiumi impediva quasi di vedere la collina tutta che si riduceva ad una macchia lunga e verde negli abissi più tenebrosi. La paura aveva assorbito ogni cosa ed era diventata poco più che uno straccio imbevuto di terra in una piccola stamperga isolata.
“Ogni occhio si prende ogni cosa” disse Gianni Rodari. Osservare non significa giudicare. Significa vedere davvero il mondo che ci circonda, avere conoscenza situazionale e intraprendere ciò che ci comunicano anche gli altri. Ad esempio nel tempo psichico, cioè nel tempo della nostra vita, succede che c’è un passato che non passa, qualcosa che rimane dentro gli angoli anfratti del nostro cuore e che continuiamo a elaborare con la nostra mente.
Che il lupo rinfacci all’agnello di sporcargli l’acqua anche quando il lupo è in alto e l’agnello è in basso è una pratica che aveva descritto Fedro e che funziona sempre. A cosa si ridurrà la loro felicità? I sogni son necessità, obiettivi. Quando penso a loro agisco. E’ il mio modo di vedere le cose. Ma il sogno più grande che ho è di veder cessare il vento di guerra. A tutti i bambini e le bambine del film della loro vita. Quelli e quelle che non riuscivano a farsi sentire, ad inseguire la libertà, a far cambiare idea ai miopi, mentre i grandi ridevano…