C’è il tentativo ogni giorno dell’amico scout di osservare, di partire, quando la prospettiva mentale subisce un mutamento nient’affatto banale, come il paesaggio che si muove all’unisono tutto intorno, che viene da fissarlo pezzo per pezzo, di superarlo in corsa, deducendone di nuovi, catalogando ciò che è successo, e perché è importante, tracciando un altro anello nel tronco della nostra vita.
E’ così ci rimane una sorta istintiva di rispetto per quella sottile linea che cammina tra le nuvole a forma di cavolfiore, che inizia a fessurarsi, piena di pathos, di intensità, di entusiasmo, di coraggio, che si dirama nel ritmo frenetico del sorgere di nuovi talenti, sfrecciando nell’atmosfera in barba alla legge di gravità, alla velocità di questo tempo nuovo che scorre nel suo divenire eraclitiano. Immagini così vivide, lucide, da trasformare, la corsa, la velocità, la tecnica di un talento in una festa mobile come nella Parigi di Hemingway.
Il talento opera a livello viscerale, comunicando emozioni, intenzioni e valori, nonchè parole e idee. E’ qualcosa di potente, come un’onda che ti travolge. E’ dentro di noi. E’ inscritto nel tessuto dei nostri atomi, inciso in maniera indelebile nelle strutture della mente. Il talento è la nostra kriptonite, con la sua capacità di giocare con le emozioni, con il suo linguaggio del corpo. E’ un tonico, un rimedio, una spremuta di arancio per i nostri occhi in grado di produrre ricche associazioni emotive.
“La libertà è ammissibile solo se si produce il massimo rendimento dei giocatori di talento” diceva Johan Cruijff. . Ecco perché il fulmine del talento per la seconda volta ti fa venire i brividi, la pelle d’oca o le farfalle nello stomaco. E tutti gli altri talenti? Mordono la polvere direbbe il grande Freddy. Le passioni sono tutte importanti perché tutte ci rendono felici. Per trovare le proprie passioni bisogna avere una mente aperta al mondo. La passione accende il sogno e lo fa diventare obiettivo.