ROCK SULLA VETTA DELLA MONTAGNA
In una stanza lunga, larga, esuberante, semibuia, bagnata da un raggio di sole, giganteggiava un vecchio Farfisa in mezzo ad un mare di partiture musicali, una collezione di dischi in vinile, come una sorta di cassetta che ogni tanto viene vista, sfogliata in attesa di altre trasformazioni, come tante piccole città dentro un’ altra città, quartieri che diventano paesi, in cui le persone vivono vite parallele e differenti, a pochi metri di distanza, tutte sotto lo stesso cielo, tali da precipitare lo scrittore in un vortice di sentimenti estremi, oscillanti tra le vette del sublime e gli abissi dell’abiezione. La pioggia che cadeva a fiumi impediva quasi di vedere la montagna tutta che si riduceva ad una lunga macchia verde negli abissi più tenebrosi.
Quando nondimeno il Farfisa era attinto a piene mani con la moderna, intima ed emotiva Sacred Life dei The Cult di Ian Astubury e Billy Duffy per esempio, avevo sempre il dubbio che la sua musica venisse direttamente dal cielo e che lui stesse suonando in play back, come in un sogno di mezza estate, come se di lì a poco iniziasse il suono che richiama gli spettatori in un teatro a cielo aperto, celebrando l’ideale di grandezza umana, di cui riconoscevo l’incarnazione vivente.
Quando mi sono alzato stamane e ho poggiato prima il piede sinistro e poi il destro, il rock si muoveva velocemente tutto intorno il mio letto. E quando ad un uomo vengono i rock salta su un Frecciarossa e va. La musica non è solo intrattenimento. E’ un mezzo di comunicazione profondamente radicato e potente, e ci plasma ad un livello subconscio nell’arco delle nostre giornate. Dà forma ai nostri pensieri, ai nostri sentimenti, alle nostre esperienze, svelando il potere per apprendere, esplorare, individuare, ridefinire modi più salutari di vivere, incrementando la creatività.
Ha un impatto così forte sulle nostre emozioni e il rock insegna a farne buon uso. La magia della musica è un viaggio fantastico e l’adrenalina messa in circolo crea stati di animo, sedimentando le nostre memorie, consolidando le abitudini buone e meno buone. Quando ascoltiamo musica, ne rileviamo e ne anticipiamo la forma, cercando di associarla ai ricordi, ai filtri sociali.
C’è una libertà immensa che ricerco sempre nell’arrendermi al potere della musica, e nel lasciare che la stessa mi trasporti dove di solito non ci avventuriamo. Quando scrivo un pezzo, un articolo, sono sempre consapevole delle sensazioni, delle emozioni che intendo suscitare, e certe volte sorrido di me naufragando nei ricordi esausti, mentre la pioggia finiva di spegnersi e le strade si facevano buie nel concerto dei nuvoloni.