Il calcio è come la vita: tende a conservare. Rotolando verso sud, la Freccia Rossa doveva arrivare nel primo pomeriggio. Benvenuti nella città del sole, Gioiosa Ionica recitava un cartello. C’era un sole molto forte che risplendeva sulla cittadina e sul mare blu come l’occhio di una bambina. Lui Antonio “Totò” Logozzo, ex calciatore e allenatore italiano arrivò puntuale all’appuntamento, e discorremmo un po’. Diceva Fallaci che non si fa il proprio dovere perché qualcuno ci dica grazie. Lo si fa per principio, per sé stessi, per la propria dignità. Il suo volto da baffuto guerrigliero messicano non lo faceva passare inosservato. Anzi. Ma il suo modo di essere, onesto, perbene, defilato ed educato. Come lo è oggi. Sereno ed appagato. Il sorriso limpido sotto i baffi un po’ ingrigiti. Aggrappandosi ai valori che resistono e che insegna ai giovani, ma che pochi nominano. Capace di conquistarsil’affetto di tante piazze(Acireale in C l’inizio a 19 anni della sua carriera professionistica, poi Avellino in B, Ascoli, Verona,Sampdoria, Cagliari, Bologna in Serie A) con il suo cuore d’oro, con la sua grinta, con la sua motivazione profonda, benzina della vita, con la sua abnegazione e spirito di sacrificio. Il simbolo di un calcio genuino, molto diverso da quello odierno, passionale e avvincente. Faccia stretta, baffi neri, due occhi vivi, furbi, quasi “spietati”. Gli piaceva sentire i fruscii dei tackles che lambivano l’aria. Così vivo ed impegnato. Voleva essere amato e temuto. Giocava per la squadra e per sé stesso.Logozzo è una delle centinaia di “cebollitas” del quartiere ionico, le “cipollette”, grandi teste coperte di cascate di capelli neri. Amava i grandi spazi, non la metropoli, ma l’idea di vita che c’è dentro. Il calcio per lui era una cosa molto seria, da fare in gruppo, e seguendo regole molto precise, sempre le stesse. Disciplina profonda, continua presenza, grandi motivazioni, organizzazione sul campo, imparare a difendersi, ad attaccare. Questo spirito, questo modo di essere quasi conventuale, da spartani alle Termopili è il lascito più importante della grande scuola italiana calcistica. Un calcio aspro e incisivo. Quasi piratesco appunto. “Verystrict”, durissimo, direbbero gli inglesi. Un calcio fatto di ripartenze. “Quando impostavamo una partita di attacco eravamo normali. Quando andavamo in contropiede eravamo i migliori”. Implacabile sulla seconda punta. Velocissimo, arcigno, rapido e bravo di testa. 126 presenze in A, 205 presenze in B, 105 in C. Nazionale Under 21 con Manfredonia, Giordano, Virdis, Paolo Rossi, Tancredi.Dotato di fervida intelligenza, di grande affidabilità e di quella molta esperienza di mondo, di vita e di lavoro che ha potuto mettere a disposizione del suo mondo. E’ un uomo di calcio moderno, nel senso che gioca, ma vuole anche capire come funziona il gioco. Crede nel gruppo, nello spirito dello spogliatoio. E’ un ottimo motivatore. E crede profondamente nella bontà, nel favore universale del suo compito. L’irresistibile ascesa del “difensivismo”, quel modo di disporsi in campo e interpretare la partita che diventerà per cinquanta anni il nostro modo di essere calcio. Non contava solo la qualità, contava la condizione. “Ripeteva a tutti che il giovane meglio allenato non farebbe vedere palla al campione poco allenato”. Si doveva giocare bene, come fosse una religione che pulisse l’anima. Un modo di vivere nel giusto. Terzino destro, marcatore, ma non disdegnava qualche sgroppata sulla fascia. Anche stopper a Verona con KlausBachlechner. Che coppia! Imbattibili sulle palle alte, tecnicamente completa. Insieme al libero che interveniva in seconda battuta su tutto il gioco difensivo, allungando il campo di una quindicina di metri. In pratica gli attaccanti avversari arrivavano vicini all’area di rigore molto marcati, ma sempre perfettamente in gioco. Il calcio è sempre ricerca ed uso di spazi. Il fatto che Logozzo giocasse in difesa non significava essere meno nobili. Che si trovino con l’attacco o con il far avanzare gli avversari sono differenze tattiche che non hanno mai ingannato i grandi generali. Conta alla fine il risultato, perché è quello che fa la bellezza e ciò che ne consegue. Difensivismo strategico. Nobilissime tattiche militari. Gli Orazi vinsero i Curiazi facendoli avanzare. Napoleone attaccava in un solo punto e aspettava di essere attaccato in tutti gli altri. Galileo diceva che esiste solo ciò che è misurabile. Bene, il calcio allora esiste…
TIKRIT65